Le evidenze, scientifiche e non, dovrebbero avere – per fedeltà alla propria stessa etimologia – il massimo della trasparenza… (da: Dialogo sui farmaci • n. 1/2010)
Le evidenze, scientifiche e non, dovrebbero avere – per fedeltà alla propria stessa etimologia – il massimo della trasparenza. Così non è. Chiunque si occupi di metodologia della ricerca ha chiara consapevolezza che la trasparenza dei risultati degli studi clinici è costantemente minacciata. Le minacce hanno un nome comune (“bias”) e tante varianti possibili. L’articolo che segue, e quelli che verranno pubblicati nei prossimi numeri di Dialogo sui Farmaci, contribuiranno a chiarire la natura e gli effetti del cosiddetto sponsorship bias, cioè delle distorsioni che derivano dall’intervento delle aziende farmaceutiche nelle varie fasi del percorso di realizzazione e di pubblicazione degli studi clinici.